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Recensione Miriam Giustizieri PDF Print E-mail

Dall’età di dodici anni Giancarlo Martelli persegue con passione e successo la sua ricerca pittorica. Proprio gli anni di gioventù lo vedono cimentarsi nella pittura durante la stagione estiva, quando sotto la sapiente guida del maestro Mario Moretti Foggia, Martelli inizia ad assorbire le regole della composizione e a ritrarre sulla tela vedute del Monte Rosa. Inizialmente l’influenza del Foggia è molto evidente, visibile nelle ampie pennellate, che man mano troveranno una diversa evoluzione, così come anche per il colore.
Oggi l’artista può vantare una produzione assai ampia e variegata: il tratto distintivo del suo stile è senz’altro l’uso della materia pittorica, sia a livello tecnico che a livello puramente espressivo.
Raggiunta la maturità l’artista, distaccandosi dalle tonalità brune predilette dal maestro Foggia, vivacizza la sua tavolozza, arrivando a sfiorare esiti cromatici di gusto fauves.
Dinamicità, ricerca del movimento, forme vibranti di vitalità sono le caratteristiche che vengono impresse agli elementi presenti sulla tela.
Questo senso estetico nasce dal rifiuto della staticità. In quest’ ordine d’idee possiamo trovare una linea di continuità con gli intenti di due poetiche artistiche: il futurismo e la tecnica divisionista. Dalla corrente futurista è estrapolato il concetto cinetico, che viene ad esplicarsi nell’utilizzo di una tecnica similare al modus operandi dei divisionisti che, procedendo per giustapposizioni di materia cromatica in piccoli tocchi, rendevano mobile il film pittorico.
è interessante notare come in tutto l’arco della sua carriera la tradizione figurativa italiana sia presente in modo costante. Alcune tele ritraggono città, castelli e torri che rimandano inequivocabilmente alla pittura della scuola senese del Trecento, in cui l’impianto serrato dei corpi degli edifici e le coordinate spaziali ancora non codificate dal sistema prospettico, riportano l’osservatore al tempo lontano e misterioso del basso medioevo.
Lo spazio, in molti casi, non è quello matematico con riferimento alle leggi ottico-prospettiche. In accordo con l’intenzionalità non realistica della sua figurazione, la spazialità diviene più astratta: le tele sono la risultante di composizioni, frutto di una precedente scomposizione del dato reale, che l’artista ha operato dentro sé.
Negli ultimi anni Martelli, pregno della sua esperienza di vita,  è mosso a operare anche da una esigenza filosofico-esistenziale, che trova riflesso nelle sue creazioni a partire dal 2000.
La serie che riguarda i ritratti degli “uomini di carta”, manifesta il bisogno di comunicare al fruitore un preciso messaggio, a conferma di quanto asseriva la poetica espressionista: l’arte è manifestazione della vita spirituale dell’artista, vera proiezione dei suoi desideri e angosce, una verità presente anche nelle opere di Martelli.
Fragile, vuoto, passivo. E’ questo il profilo esistenziale che emerge dai suoi uomini di carta, siano essi politici, regnanti, manager o gente comune.
Lo scrittore T.S. Eliot scriveva: “Siamo gli uomini vuoti […] con la testa piena di paglia”. Tutti afflitti dallo stesso male, i manichini fragili che sfilano sulle tele dell’artista incarnano perfettamente questa inquietante citazione.
Le immagini si affacciano suggestive agli occhi dello spettatore, traboccanti di colori e armoniose nelle tonalità, ma nascondono la nostra ferita.
Accanto ai fantocci di carta, a questi simulacri umani, esistono ancora uomini veri? La risposta dell’artista è si. Questi uomini sono gli individui che non hanno consacrato la propria vita al denaro o hanno inseguito la vana gloria imperante nel nostro tempo: sono uomini e donne che ogni giorno lottano per portare avanti con forza e costanza gli ideali in cui credono, non hanno paura di sostenere e alimentare un idea, che si traduce concretamente in progetto di vita.
è emblematico che Martelli raffiguri uomini di carta, mai donne. Il suo disappunto pare rivolto soprattutto al maschio moderno che, come è evidente, ha perso sempre più la sua identità e ha difficoltà nel trovare un ruolo preciso nella società.                       

MIRIAM GIUSTIZIERI

 

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